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Alessandra Paganardi priva sin dai primi aforismi il recensore del potere, neppur tanto occulto, di condizionare chi si accosta alla silloge. Le sentenze sono talmente limpide e univoche nella loro non-variabilità d'interpretazione da poterle paragonare, nell'arte pittorica, alle opere del "pointillisme" per il modo in cui non c'è mai vaga o sfumata mescolanza tra il sempre presente "retro-pensiero" del lettore e l'aforisma stesso, così come manca totalmente nel puntinismo la "con-fusione" tra colori locali, ma esiste solo "l'accostamento" a rendere tersa, definita e decifrabile l'immagine d'insieme.